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Con questo articolo analizzeremo nel dettaglio la fase Shelley di Cardano. Se invece vuoi approfondire le altre fasi trovi gli articoli qui sotto:

  • La roadmap di Cardano: articolo dedicato per approfondire la roadmap
  • Fase Byron: è il momento della messa in rete con la creazione del token collegato.
  • Fase Goguen: si otterrà la creazione dei protocolli per gli smart contract, ampliando gli utilizzi di Cardano a un pubblico più ampio.
  • Fase Basho: una fase della roadmap in cui si effettuerà l’ottimizzazione dei processi di rete, offrendo una maggiore scalabilità e velocità nelle transazioni.
  • Fase Voltaire: verrà sviluppata la governance di Cardano con la completa autosostenibilità nella rete sia dal punto di vista tecnologico, sia da quello economico.

Introduzione

Stando agli ultimi aggiornamenti che riguardano la roadmap di Cardano, sappiamo che il periodo di lancio, denominato Shelley, è partito come previsto, cioé fra la seconda metà di luglio e i primi giorni di agosto.

Durante questo lasso di tempo sono state portate a termine diverse operazioni tecniche anche abbastanza complesse, ma comunque necessarie per favorire la decentralizzazione e mettere a punto uno dei progetti più entusiasmanti degli ultimi anni.

L’era Shelley, in particolare, è stata seguita con attenzione da tutti gli appassionati di criptovalute. Ecco quello che bisogna sapere e quali sono state le migliorie apportate a vantaggio dei possessori di ADA.

La fase Shelley di Cardano

Molti investitori si domandano quali sono state le finalità della fase Shelley e i risultati pratici ottenuti dai detentori di ADA. Sul punto, Hoskinson ha più volte affermato che l’obiettivo di questa era è quello di realizzare il decentramento della rete Cardano, quindi in definitiva consentire il controllo alla community attraverso i pool di stake. In parole molto semplici, Shelley inaugura la sperimentazione della piattaforma, che potrà così entrare nelle mani degli investitori.

Come noto il progetto Cardano si è svolto per tappe, la prima delle quali iniziata nel 2014, anche se la vera e propria fondazione risale al 2017. L’idea di base è realizzare una piattaforma per smart contracts, oltre che di scambio di valore, che unisca il meglio di Ethereum e Bitcoin. Tutto questo adottando un approccio non solo rigoroso, ma fondato anche su regole scientifiche.

I punti cruciali della roadmap della criptovaluta Cardano sono Byron, Shelley, Goguen, Basho e Voltaire. Nel complesso il progetto si presenta piuttosto articolato, soprattutto perché le singole fasi spesso si sovrappongono fra loro e non sono scandite in maniera netta, proprio per favorire un miglioramento generale delle prestazioni. Il 17 dicembre del 2019 Cardano è entrato ufficialmente nell’era Shelley e a darne la notizia, anche con un certo orgoglio, è stata IOHK.

Più nel dettaglio, nel corso della fase Shelley, gli sviluppatori si sono occupati di settare con molta precisione i parametri di stabilità, interoperabilità e governance. A questo proposito è stato scelto come modello Google. Del resto, il co-founder di Ethereum ha sempre dichiarato di affidarsi all’infrastruttura logica del noto motore di ricerca per portare a termine il suo articolato blockchain.

Grazie all’era di Shelley gli utenti possono così ottenere numerosi vantaggi, a partire dalla facilità con la quale si riescono a tracciare le singole transazioni. A tutto ciò bisogna aggiungere che adesso trovare i dati che si riferiscono a uno specifico blocco richiede tempi abbastanza rapidi. Anche la lettura della blockchain PoS è notevolmente migliorata, perché avviene in tempo reale.

Chi detiene ADA, attraverso l’operatività di Shelley, potrà finalmente delegare i fondi su una pool di staking, in modo da ricevere proventi in base all’effettiva partecipazione, che si esegue con pochi e semplici click. Il sistema continua a poggiare sul wallet ufficiale di Cardano, ovvero Daedalus.

Diversamente da quello che si potrebbe pensare, Shelley non ha rappresentato la soluzione definitiva al problema della centralizzazione nelle PoS, in quanto nulla impedisce ai grossi stakeholders di agire in anonimato per dar vita a diversi nodi. Ecco perché sono necessari ulteriori interventi post Shelley, incentrati nell’implementazione di nuove strutture linguistiche e volti a perfezionare la scalabilità, allo scopo di garantire maggiore sicurezza.

Un dato è certo e riguarda la reazione positiva dei mercati. Alla notizia di Shelley, Cardano ha registrato infatti una salita del +3.60%, recuperando così le battute d’arresto che si erano verificate nelle settimane precedenti. Bisogna anche considerare che il buon esito di Shelley è determinante per l’intero sviluppo della roadmap della criptovaluta Cardano, basata su un approccio accademico che, inevitabilmente, comporta delle tempistiche lunghe e non del tutto prevedibili.

La fase Shelley di Cardano

Quali sono state le migliorie di Shelley?

Tutti coloro che partecipano a Cardano possono adesso delegare i rispettivi stake di ADA per ottenere delle ricompense. Lo scopo ultimo di questa tappa della roadmap è quello di fare in modo che la permanenza sulla piattaforma sia quanto più possibile stimolante per gli utenti. Osservando le varie tappe di Cardano, inclusa Voltaire, si può dedurre che la finalità è quella della totale distribuzione, ma anche di dar vita ad un nuovo sistema applicativo.

I passi compiuti fino a questo momento sono stati tutti molto ponderati. Per fare in modo che la blockchain di Cardano sia completamente decentralizzata è anche necessario che i principali nodi possano essere gestiti dai partecipanti alla rete. In questa maniera, di conseguenza, la piattaforma potrà diventare sempre più stabile e sicura.

Preparare Shelley è stato un compito molto lungo e che ha richiesto un grande impegno da parte degli sviluppatori. Il progetto iniziale presentava infatti un elevato rischio di centralizzazione. In buona sostanza si temeva che i nodi più ricchi, avendo maggiore possibilità di essere selezionati, avrebbero poi aumentato in maniera progressiva il loro valore. Ecco spiegato come mai è stato aggiunto un efficace deterrente, cioè il protocollo Ouroboros. Grazie a questo potente algoritmo si riescono a identificare i nodi saturi, allo scopo di disincentivare l’accumulo eccessivo.

Attraverso Shelley i detentori degli ADA si potranno associare in Pool, ottenendo un ritorno variabile in base ai fondi che vengono effettivamente vincolati. Dal punto di vista tecnico, invece, si potrà contare sul linguaggio di programmazione Haskell, poco soggetto all’errore umano rispetto a tanti altri. Il Cardano Settlement e Control Layer, invece, serviranno rispettivamente a registrare i dettagli delle transazioni e a tracciare le specifiche sugli smart contract.

Conclusioni sulla fase Shelley

Allo stato attuale è comunque poco utile fare previsioni. Tuttavia non è sbagliato considerare l’era Shelley come la naturale maturazione della rete, che adesso si presenta maggiormente utile e gratificante per tutti gli utenti e i possessori di ADA, visto il sistema delle ricompense. Sul lungo periodo si ricorda inoltre che entro la fine del 2025 verrà lanciato l’ultimo aggiornamento, il quale porterà alla chiusura di Voltaire. A quel punto Cardano potrà funzionare in modo autosufficiente e sarà del tutto decentralizzato. Si stima che potrà reggere fino a 1000 transazioni al secondo.

In aggiunta alla roadmap di Hoskinson, in arrivo ci sono novità che interessano l’evoluzione di Cardano, come ad esempio la tracciabilità della supply chain, i sistemi contro la contraffazione e la piattaforma per la protezione dei brand Scantrust.

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